sabato 22 agosto 2009

Una pillola di medialità moderna

Forse non è mai troppo tardi, mi sono detta.
Quindi da stasera ci riproverò (a scrivere di nuovo).
Avere qualcosa da dire è comune al genere umano, ma dirlo con cognizione di causa e senza pretese alcune, è un passo molto avanti rispetto ai molti.
Nessuna etichetta, nessuna distinzione. Ormai nell'universo cibernautico i blog sono milioni, per non dire miliardi. Quelli personali forse non troppo all'avanguardia ancora. Ma in alcuni casi (2 Beppe su tutti: Severgnini e Grillo) sanno davvero suscitare opinione pubblica.
Le materie che studio sono davvero particolari. Interessantissime ma incredibilmente aleatorie, in fondo.
Il retro di uno degli ultimi libri che ho letto diceva "i contenuti di questo libro si rifanno a quanto studiato e documentato sino al 2006".
Evviva la sincerità! Studiare i media è studiare lo scorrere della vita che intreccia la tecnologia, storicamente corrotta da politica e potere, da sempre influente su usi e costumi di tutti. E tutto cambia, continuamente, infinitamente.
Come si fa a studiare la scienza della comunicazione? Ci portiamo addosso quasi 3000 anni di storia, continuiamo ad arrancare rispetto alle domestication mondiali.
La cosiddetta Generazione Y (i nati negli anni '80) impara da sola, attraverso usi opinabili della rete, quello che può fare, quello che vuole, ciò di cui desidera fruire, quando, come e dove.
Pensiamoci: non esiste più un'offerta univoca, esiste una domanda composta.
La playlist, i bookmarks, l'iphone, l'ipod. Ma siamo davvero padroni di quello che scegliamo di guardare/sentire/ascoltare? Il bombardamento mediale, insieme a quello dell'ADVonline, devono fare i conti con un'audience di gran lunga più consapevole di quella di qualche anno fa. Sta tornando di moda il fai-da-te, su ogni fronte. I siti tornano ad essere statici e minimal, i contenuti sono categorizzati secondo precise scelte di usability. I viaggi stessi, per esempio. Non vado più dove voglio, ma dove costa meno. Non vado più in agenzia, ma guardo su Internet. Per soddisfare la semplice, sacra e personale voglia di evadere. A questo proposito,
pensare al giro d'affari del commercio elettronico in Italia è davvero impressionante. Quasi il 90% degli utenti nel mondo usa Internet per comprare viaggi o prenotare vacanze. E in Italia siamo quasi il 50% a farlo.
C'era una volta la frode online, quella di Poste Italiane che manda le mail in aramaico, quelle della gente che si fidava di tutti e non vedeva l'ora di controllare l'asta su ebay.
Adesso c'è il mondo del Cookie Business, quello che ti spia, ti rapisce e ti perseguita senza che tu te ne accorga mai e poi mai.
E' la dura ma affascinante legge del mondo online....
Clicca qui e ti dirò chi sei!

venerdì 7 settembre 2007

Il Turbine.

Capitano dei momenti in cui si ha bisogno di riflessione.
Riflettere, fermarsi, capire.
Passo 8 ore al giorno del mio tempo a battere su una tastiera per instaurare relazioni, contattare professionisti, negoziare con dialettisti, creare opportunità. Poi arriva il venerdì. La settimana finisce, il sentore del riposo è sensibile e, a tratti, allarmista.
Sono contenta, tutto sommato, di questa settimana. Anche se a lavoro è stato un po' stressante: non è facile gestire tutti gli umori, le false righe, il panta rèi forzato. Pensare che ogni giorno investo su di me, che ogni giorno mi serve per crescere, imparare.
La classe non è acqua, la professionalità non è intrinseca in una laurea.
Anche nel talento più naturale, tutto va coltivato, e sono poche le virtù soggette a spontaneità. Tra queste, nel mio caso, la pazienza.
Respiro intensamente, penso allo sguardo sonnecchiante che avrà mia madre in questo momento.
Ci sono giorni in cui scriverei tutto il giorno. Tutto il tempo non basta a permetterti di osservare i rumori, i suoni, le luci, i colori, il vento.
E a raccontarsi come lo viviamo.
Mi piacerebbe, un giorno, che mia figlia ereditasse questa passione per la scrittura.
In me è l'unica ad essere rimasta costante e forte. Quella per il cinema va a tratti perchè è dettata da un fattore economico, quella per l'arte e per la poesia si restringe a pochi maestri. Ma quella per la scrittura, anche se non si esprime ogni volta che ce ne sarebbe bisogno, rimane.
Anche se è stata rapita e trasformata dal digitale, rimane. E' lì, e la sento, le mie dita scorrono, la tastiera non ha bisogno di essere guardata così come una macchina ha bisogno di essere guidata.. E' come se conoscessi già la mia strada, come se questi tasti fossero la mia sicurezza, perchè so già dove sono, come toccarli, con cosa separare le parole, che concetti esprimere e come esprimerli. Non ho bisogno di sapere dove girare, con che segnali preavvisare la mia direzione, perchè è già tutto lì, nella mia mente malata :-)
Ieri un turbine violento di sabbia ha colpito il mio pomeriggio.
Ancora, se ci penso, mi viene da sorridere. E' stato strano, molto strano. Un turbine.
Ma in questo momento, perderebbe tutto di significato. Credo di poterlo dire solo fra qualche giorno, a mente più fredda.